Adesso lo shar-pei deve il suo successo anche al suo aspetto enigmatico e al suo carattere meraviglioso,infatti si tratta di un cane affettuosissimo, leale, intelligentissimo, signorile, tendenzialmente riservato con gli estranei, ma estremamente devoto alla sua famiglia. E’ affettuoso, giocherellone e socievole con tutti i membri della famiglia, anche se un po’ testone. Non è mai invadente o fastidioso e conserva sempre una certa flemma orientale per cui spesso può sembrare distaccato dal mondo che lo circonda.
In origine conosciuto come cane da combattimento cinese, attualmente è difficile riconoscere nella razza elementi di aggressività, ed è più portato al gioco e alle manifestazioni di affetto verso il padrone al quale è molto attaccato, diversamente è molto diffidente verso chi non conosce, possiede infatti le qualità del cane da guardia senza tuttavia mai attaccare, si limita a segnalare la presenza di un estraneo con un sordo brontolio.
Questo cane necessita di un padrone sicuro di sé. Infatti se siete troppo incostanti nell’addestramento, troppo incerti o troppo “buoni” non otterrete dei validi risultati e rischierete che il vostro cane diventi più sicuro di voi, non ubbidendovi più. Lo shar-pei ha bisogno di un costante ma non troppo impegnativo addestramento. Sono testardi e spavaldi e hanno bisogno di un proprietario con molto polso.
Sono meravigliosi nei loro rapporti con i bambini unendosi ai loro giochi. Evitano di distruggere gli oggetti di casa e senza mai rosicchiare o scavare buche in giardino.
Sono pigri di natura e se in una casa esistono divani e caminetti,saranno i loro posti preferiti. Si attaccano morbosamente ad un membro della famiglia, solitamente scelto da loro. Si affezionano anche agli altri membri ovviamente, ma il vero padrone, sarà sempre quello scelto da loro. Per questo motivo si dice che “non si possiede uno shar-pei” ma “si è posseduti da uno shar-pei”.
Innate doti igieniche lo portano spontaneamente ad effettuare i propri bisogni fuori casa. Di solito già a 2-3 mesi avvisano il padrone delle loro necessità.
E’ una loro abitudine, in segno d’affetto, di prendere in bocca la mano del padrone oppure di dare la zampa per attirarne l’attenzione in cerca di una carezza.
Sono dei formidabili cacciatori di animali come i topi, i gatti, le lucertole ecc..ciò è dovuto probabilmente al fatto che nell’antica Cina il cane non veniva sfamato dal padrone ma doveva procurarsi da solo il cibo. Ma se abituati a vivere ad esempio con dei gatti sin da cuccioli diventeranno dei compagni inseparabili.
Odiano l’acqua e nelle giornate di pioggia escono mal volentieri stando ben attenti ad evitare pozzanghere che incontrano nel loro percorso.
Alla nascita lo Shar-pei presenta abbondanti pieghe della pelle che si attenuano durante lo sviluppo, tale caratteristica conferisce alla razza un aspetto di peluche da trattare a nostro piacimento, mentre invece è dotato di una forte personalità e difficilmente si farà coinvolgere in cose che non lo interessano. Molta importanza hanno le rughe in mezzo alla fronte che formano un segno che nella stilizzata lingua cinese significa longevità.
Un pregiudizio da sfatare è che lo sharpei possa avere dei problemi di pelle a causa delle sue pieghe o che queste vadano pulite tutti i giorni: nulla di più falso. Infatti c’è qualche shar-pei che ha dei problemi di pelle ma non a causa delle numerose rughe, bensì dovute ad un’eccessiva e rapida riproduzione di questa razza intorno agli anni 80. Per essere certi di acquistare un buon esemplare è opportuno rivolgersi a selezionatori seri.
Particolarità della razza sono: il colore blu della lingua e del palato,caratteristica comune con chow chow, giraffe, orso polare e qualche tipo di scimmia.
Gli americani sostengono che lo shar-pei è come le ciliegie, non ci si ferma mai ad uno…niente di più vero, e noi ne siamo uno dei tanti esempi.
Quando se ne va un cane, se ne vanno lembi della
nostra pelle e restano peli attaccati ai maglioni. E l'impronta della testa e del muso nel concavo della nostra mano si leggerà al mattino e alla sera, la voce dell'abbaio e la coda
freneticarimbomberanno nel
vuoto del nostro rientro incredibilmente silenzioso, senza ticchettio delle unghie sul pavimento né ululati di gioia. E tutto tornerà in mente, i prati verdi dei parchi, le impronte sulla neve,
le zampe sott'acqua che ci nuotano accanto. I bastoni lanciati, la sabbia nelle orecchie e nel naso, la conca sui cuscini del divano.
Quando se ne va un cane, la ciotola rimane lì, e il guinzaglio è appeso inerte. Ci si guarda tra i piedi mentre si cammina in cucina, e non c’è più il guaito di una coda pestata per sbaglio. Ci
si sente defraudati e spersi, e muti. Per quello poi si chiacchiera a vanvera, di cose che non ci importano granché, purché ci distolgano dall'assenza del corpo caldo e peloso sdraiato e
addormentato sulle nostre scarpe mentre guardiamo il telegiornale.
Quando un cane se ne va, piangiamo sangue, senza ritegno né controllo. Senza l'ambivalenza di ciò che conserviamo alla morte di un amato umano, carica di conflitti e litigi, tormento e passione
di una vita intera. Conosciamo, al contrario, la purezza. La purezza del cane che se n'è andato resta invece in noi, ce l'ha offerta sempre senza esitazioni, regalata senza pause, contenuta nel
suo sguardo infinito, dolcemente vellutato, costantemente vigile che non si è mai abbassato incrociando i nostri occhi...
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